Tumore dell’ovaio: perché la diagnosi precoce è difficile?
Il tumore dell’ovaio costituisce il 30% delle neoplasie ginecologiche. In molti casi viene diagnosticato in uno stadio avanzato, che rende più difficile curarlo. Per tale motivo, dopo 5 anni dalla diagnosi solo il 30% delle pazienti riesce a sopravvivere.
Cosa rende difficile la diagnosi precoce del tumore ovarico? La collocazione delle ovaie, non facilmente accessibile; sintomi generici che, oltre a essere comuni ad altre patologie, possono variare da una donna all’altra.
Nonostante queste premesse, ci sono tuttavia delle indicazioni utili per cercare, quanto possibile, di individuare questa neoplasia in una fase in cui le possibilità di guarire sono maggiori. Vediamo insieme quali sono i sintomi sospetti e quali i fattori di rischio.
Sintomi del tumore dell’ovaio
Nella fase iniziale il tumore ovarico può essere asintomatico o causare dei sintomi che, come abbiamo detto, sono generici e non comuni a tutte le donne. Fra questi ci sono:
- dolore nella zona pelvica o nell’addome;
- gonfiore addominale;
- senso di sazietà precoce;
- disturbi intestinali;
- necessità di urinare spesso;
- perdite di sangue dalla vagina.
Se si avvertono tali disturbi per diverso tempo, è opportuno rivolgersi al proprio medico o consultare direttamente il ginecologo. Lo specialista, dopo una visita accurata, valuterà se è necessario fare esami diagnostici come:
- l’ecografia transvaginale o transaddominale;
- un esame del sangue per valutare il dosaggio della proteina CA125, che in gran parte dei carcinomi ovarici maligni aumenta notevolmente;
- la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), utile a definire in modo dettagliato la struttura della massa tumorale.
Fattori di rischio del tumore dell’ovaio
I fattori di rischio che possono favorire la comparsa del carcinoma dell’ovaio sono:
- familiarità
- problemi ormonali che causano la sterilità o la sindrome dell’ovaio policistico; aver assunto farmaci per contrastare la sterilità;
- obesità
- fattori esterni (come ad esempio esposizioni prolungate all’amianto e abuso di alcolici).
Per quanto riguarda la familiarità, i rischi aumentano del 5-10% se si hanno casi di carcinoma ovarico in famiglia. Si passa al 10-30%, se la donna colpita dal tumore, o una familiare, ha avuto una neoplasia mammaria con mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2.
Quando il tumore ovarico si può prevenire?
Sappiamo che da tempo sono disponibili screening di controllo per prevenire il tumore al seno o al collo dell’utero. Purtroppo la situazione è diversa per il tumore dell’ovaio, per i fattori a cui abbiamo fatto riferimento prima: collocazione delle ovaie in una parte del corpo difficile da raggiungere; possibile comparsa dei sintomi che abbiamo elencato sopra, non specifici di tale malattia.
Tuttavia se si hanno casi di carcinoma ovarico in famiglia e la persona colpita ha una mutazione dei geni BRCA, è importante che le figlie e le nipoti effettuino l’esame del DNA per verificare se hanno ereditato quella mutazione, perché aumenta le probabilità di sviluppare la stessa patologia.
Pap-test: una speranza di prevenzione per il futuro
Uno studio recente, condotto dall’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Milano e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, ha evidenziato che esiste la possibilità di diagnosticare precocemente il tumore ovarico analizzando le cellule prelevate attraverso il pap-test, ossia l’esame che consente di individuare il carcinoma della cervice uterina nella fase iniziale.
La ricerca sta andando avanti e ci sono buone speranze che, in futuro, attraverso lo stesso esame si possa arrivare alla diagnosi precoce anche del tumore ovarico.
Ascoltare il proprio corpo e affidarsi a specialisti competenti è la strada migliore per contrastare questa malattia che, se presa in tempo, si può sconfiggere.